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Bricolo Falsarella
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+ premio architetto italiano 2022: un riconoscimento importante per bricolo falsarella – dicembre 2022



Roma, dicembre 2022


Venerdì 16 Dicembre a Palazzo Colonna di Roma sono stati attribuiti i Premi “Architetto/a Italiano/a” e "Giovane Talento dell’Architettura Italiana". I riconoscimenti sono stati consegnati dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) nel corso dell’annuale Festa dell’Architetto che quest’anno, si è tenuta a Roma ed è stata dedicata alla “Cura dei Territori”.





Allo studio veronese Bricolo Falsarella è stata attribuita la menzione speciale del Premio Architetto/a Italiano/a per il Brolo della Cantina Gorgo.



La menzione speciale è stata assegnata con la seguente motivazione: 

"Il Brolo della Cantina Gorgo, Custoza, Sommacampagna (VR), 2021. Approccio raffinato e sartoriale che associa la ricerca sui materiali e sulle superfici al sapere artigianale. Anche in questo caso è nel solco della tradizione italiana e della cultura del dettaglio. Il progetto presentato riassume la sua poetica già nota durante l’evoluzione della sua carriera progettuale. È la sintesi di una maturazione già in corso da tempo."





La giuria, presieduta dall’architetto portoghese Gonçalo Byrne, ha valutato nell’edizione 2022 - che segna il traguardo dei dieci anni dell’istituzione dei due Premi - il percorso progettuale realizzato dai candidati al fine di dare visibilità a chi, rappresentando un’eccellenza, ha saputo raccogliere le sfide che l’architettura contemporanea impone oggi, prediligendo un approccio etico alla professione.





Il premio rappresenta un importante riconoscimento per lo studio veronese Bricolo Falsarella attestandone l’importanza a livello nazionale tra i migliori architetti italiani riconoscendo il valore di una ricerca continua che da molti anni si concentra sugli interventi in contesti di valore concentrati nel delicato scenario delle colline moreniche del Lago di Garda. 





Il premio si aggiunge agli altri riconoscimenti come la vittoria per due volte del Premio Architetti Verona, nel 2015 per il recupero del Brolo di villa Saccomani e nel 2021 per il Brolo della cantina Gorgo a Custoza. 





Oltre al presidente Gonçalo Byrne la giuria era formata da Olena Oliynik, vicepresidente dell’ Unione Nazionale degli Architetti dell’Ucraina, Franco Tagliabue Volontè dello studio ifdesign, vincitore del Premio “Architetto/a italiano/a 2021”, Francesco Manzoni dello studio a25architetti, insignito nella passata edizione del Premio “Giovane talento dell’Architettura italiana”, Camilla Fabbri, Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Forlì Cesena e da Alessandra Ferrari, responsabile del Dipartimento Cultura del CNAPPC. Un sentito ringraziamento va a tutta la giura.




Filippo e Francesca con i collaboratori della casa studio di Sommacampagna



Il video del discorso dell'architetto Filippo Bricolo:
 







Di seguito la trascrizione del discorso tenuto da Filippo Bricolo in occasione dell’accettazione del premio:

Se dovessi definire con una parola il senso dei luoghi dove sono nato (le colline moreniche del lago di Garda), che sono poi luoghi dove viviamo e lavoriamo con Francesca e con i nostri collaboratori, userei un termine un po' particolare: imprecisione. E forse aggiungerei un altro termine: imprecisione poetica, perché mi sembra che sia questo il senso di questi luoghi. Da noi tutto è impreciso. Sono imprecisi i muri di sasso che definiscono i nostri broli e costruiscono le nostre case, sassi arrivati fino a noi attraverso la straordinaria avventura geologica del Lago di Garda. Sono imprecisi gli intonaci, sono imprecise le pietre veronesi che sono da sempre indecise tra il bianco e il rosa.



In questi giorni, pensando a questa menzione, ci siamo resi conto che tutta la nostra attività, tutto il nostro percorso, alla fine è stato un viaggio alla ricerca di questa imprecisione. Un'imprecisione che abbiamo realizzato attraverso sette modi.



Il primo è quello del frammento: le nostre architetture non sono mai finite, complete, cristalline, perfette. Sono delle architetture che nascono come esito di una stratificazione, quasi fossero una parte delle nostre città. Una stratificazione apocrifa, che coincide con l'idea di rovina e che poi è alla base della nostra cultura europea.



Il secondo modo è quello di un'architettura ruvida, in cui non puoi trovare il lucido, non puoi trovare il perfetto. In questa ruvidezza, in questa tensione, sta forse anche quella sorta di imperfezione che ognuno di noi si porta dentro. C’è una forte umanizzazione, che è poi il senso profondo dell'architettura mediterranea.



Il terzo tema forte per noi è quello della luce naturale. Una luce naturale che tendiamo a progettare, una luce naturale che entra nelle nostre case per pochi minuti, si muove sui muri scabri e poi scompare, a ricordarci che anche noi, in fondo, in questo mondo ci stiamo pochi minuti. L’architettura diventa così un meccanismo attivante.



Poi c'è l'idea di progettare dei dispositivi, dei dispositivi che siano critici, che in un certo senso siano un invito e una negazione. C’è una bellissima canzone del cantautore italiano Francesco Guccini che cito sempre che dice: “non andare, vai; non restare, stai; non parlare, parlami di te”. In questo c'è un desiderio, la complessità del desiderio, l’idea di voler fare un'architettura che è sospesa, come una domanda, e arriviamo così al concetto di tempo.



Noi viviamo in una contemporaneità veloce e densa. Ogni giorno sui nostri telefoni riceviamo migliaia di immagini. Con questo progetto del brolo della cantina Gorgo, che abbiamo visto all’inizio, abbiamo voluto opporre a questa densità e a questa velocità una lentezza e un vuoto. Abbiamo voluto progettare un vuoto, un’architettura lenta, dove le persone possono provare a ritrovarsi attraverso delle soglie, dei passaggi, attraverso ogni aspetto dell'architettura che così diventa un giudizio di valore, un'interpretazione critica. Un’architettura che diventa forse una domanda.



E poi c'è un altro ragionamento: per chi come noi è uscito dall’università camminando sulle ceneri dei cartongessi del postmodern, con questa sorta di spinta di un'architettura teorica che aveva difficoltà a diventare costruzione, è stato importante partire dall'atto fondativo della costruzione, per cui ogni nostra opera non nasce da una forma. Ogni nostra opera non nasce da una composizione, ma nasce dal fare, dal costruire.



Quando noi vediamo un’architettura che ci sembra falsa, è perché non è costruttiva. La tradizione è sempre costruttiva, per cui tutto il nostro percorso si muove su questa idea della costruzione, di ripartire dal costruire, dal mettere insieme le cose.
Abbiamo poi in un ultimo modo che ci interessa tantissimo: quello dell’appartenenza, della permanenza.



Noi lavoriamo spesso nel mondo del vino. Un vino, ad esempio, non vuole essere moderno, non vuole essere avanguardia, non vuole essere novità. Un vino vuole appartenere, appartenere a un luogo, a un contesto. Noi siamo architetti stanziali, abbiamo vissuto e lavorato sempre negli stessi luoghi. Allora, la nostra idea è quella di cercare questa permanenza e appartenenza, e lo abbiamo provato a fare in tutte le nostre architetture.


E qui chiudo con i ringraziamenti. Ringrazio il Consiglio nazionale degli architetti. Ringrazio la giuria che ha premiato degli architetti di campagna come siamo noi. Ringrazio i nostri clienti, i nostri collaboratori che sono qui oggi: Federica, Lorenzo, Davide, Valeria, e infine ringrazio tutti gli architetti che ogni giorno lavorano per rendere il mondo un po' migliore di come l’hanno trovato. Grazie